CORSO DI FORMAZIONE PER GIOVANI ANIMATORI
E allora anche il "deserto" potrà diventare un "giardino"

Di Don Carmelo Andreatta



Ci sono mille ragioni per motivare l'incontrarsi dei Giovani con il loro Vescovo un sabato al mese. Ne vorrei ricordare due, autorevoli. La prima la riprendo dal Messaggio che Papa Giovanni Paolo II ha scritto per i Giovani quale catechesi in preparazione alla XII Giornata Mondiale della Gioventù di Parigi, nel prossimo mese di agosto.
Scrive il Papa:

Gesù è la Parola del Padre (cf Gv 1,1), donata agli uomini per svelare il volto di Dio e dare senso e meta ai loro passi incerti. Dio, "che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo" (Eb 1,1-2). La sua parola non è imposizione che scardina le porte delle coscienze; è voce suadente, dono gratuito che, per diventare salvifico nella concretezza della vita di ciascuno, richiede un atteggiamento disponibile e responsabile, un cuore puro e una mente libera.

Nei vostri gruppi, carissimi giovani, moltiplicate le occasioni di ascolto e di studio della parola del Signore, soprattutto mediante la lectio divina: vi scopertine/coprirete i segreti del Cuore di Dio e ne trarrete frutto per il discernimento delle situazioni e la trasformazione della realtà. Guidati dalla Sacra Scrittura, potrete riconoscere nelle vostre giornate la presenza del Signore, e allora anche il "deserto" potrà diventare un "giardino", nel quale è possibile alla creatura parlare familiarmente con il suo Creatore: "Quando leggo la divina Scrittura, Dio torna a passeggiare nel Paradiso terrestre" (S. Ambrogio, Epistola 49,3) (Messaggio GMG, n. 6).

Quello del Vescovo coi Giovani, nella nostra Diocesi, è un corso che sicuramente risponde alle caratteristiche di quel "ritrovarsi nei gruppi" per "moltiplicare le occasioni di ascolto e di studio della Parola del Signore", di cui il Papa parla. Sono dei bisogni essenziali che ogni giovane si porta nel cuore e a cui ancora oggi il Vescovo Giuseppe risponde:

- scopertine/coprire i segreti del Cuore di Dio
- discernere le diverse situazioni della vita
- per trasformare la realtà secondo il progetto di Dio
- stare con il Signore per "far famiglia" con Lui

Lanciando l'attività giovanile 96/97 il Vescovo Giuseppe, ed è la seconda ragione autorevole che volevo ricordare, con una sua lettera richiamava i Giovani alla serietà del cammino compiuto insieme:

Carissimi Giovani, insieme ricominciamo, con impegno e soprattutto con gioia. (...) La ripresa (delle attività) con il mese di settembre, deve essere prima di tutto l'occasione per rinnovare il nostro entusiasmo di essere testimoni di Vangelo dentro la nostra realtà. Per rilanciare con forza giovanile il nostro impegno di evangelizzazione sulla strada che conduce al Giubileo per il nuovo millennio. Con questa lettera, che vuole soprattutto infondere in voi slancio e fiducia su questo cammino di servizio nella Chiesa, intendo in particolare: invitarvi al corso di formazione che terrò al sabato, secondo il calendario distribuito. Questa strada che percorreremo insieme, ci aiuterà ad approfondire la nostra conoscenza di Gesù Cristo: centro della nostra esistenza e della nostra storia. Vi raccomando di dare uno spazio a questa partecipazione, perchè arricchire la nostra formazione e la nostra conoscenza, significa poter essere a nostra volta. portatori di ricchezza per coloro che avviciniamo, nei diversi ambienti in cui ci ritroviamo: in famiglia, nella scuola, sul lavoro, nei diversi gruppi e associazioni. (Lettera del 9 settembre 1996).

In perfetta sintonia con il Santo Padre il Vescovo Giuseppe si è così messo ad insegnare, facendo dei diversi gruppi parrocchiali, almeno una volta al mese, un unico gruppo diocesano, un luogo dove insieme approfondire la conoscenza di Gesù Cristo e quella reciproca del Vescovo coi Giovani, dei Giovani con il Vescovo e dei Giovani tra loro pur appartenendo a realtà ecclesiali diverse e per imparare ad essere, prima di tutto con la vita, testimoni del Vangelo, portatori di ricchezza, della Ricchezza. Accanto al "Corso del Vescovo" il Vescovo stesso ricorda la centralità della S. Messa dei gruppi e dei movimenti: non basta "formarsi", occorre vivere l'esperienza dell'incontro con il Signore, che ci fa "uno", specialmente nell'Eucaristia: (desidero) ricordarvi la Santa Messa dei gruppi e dei movimenti, che si intende proporre con appuntamenti mensili. Questa celebrazione deve esprimere e consolidare la nostra unità e la nostra amicizia, ritrovando vigore attorno alla Mensa della Parola e del Pane, per "lavorare insieme" nella grande "Vigna" della nostra Chiesa, costruendo comunione fra di noi e attorno a noi. (Lettera del 9 settembre 1996).

Per tenere "forte e alto" il tono degli incontri al Corso, già il Vescovo Eugenio suggeriva un "metodo", una strada sicura che molti dei Giovani seguono tuttora, anche nei loro gruppi parrocchiali. Senza questo metodo niente è possibile, non possono esserci cambiamenti significativi nella vita di un giovane che desidera impegnarsi nella vita di Fede, coi suoi amici, nella vita di Santità!

Desidero ricordare questi preziosi suggerimenti perchè stanno a fondamento di tutto il discorso educativo e di formazione alla fede:

La chiamata alla santità passa attraverso gesti da compiere dentro un cammino comune. Voi iniziate la storia della vostra comune santificazione. Dovete avere la certezza assoluta che esce dalla frase: "Nessuno disprezzi la tua giovane età". Adrienne von Speyer dice che la santità non sta in ciò che noi diamo a Dio, ma in quello che Dio ci porta via. Egli ci porta via solo ciò che noi vogliamo. È Lui che lavora dentro di noi, noi dobbiamo solo lasciarci portar via. La dignità di una persona consiste in questo lasciarsi portar via qualcosa dal Signore; è dire "O Dio, vieni in mio soccorso, affrettati ad aiutarmi" perchè non mi sono lasciato portar via qualcosa. La prima cosa da lasciarci portar via è l'individualismo al quale siamo abituati, il non volerci compromettere con gli altri. Non vogliamo lasciarci legare interiormente; non vogliamo capire che non possiamo venir meno a questa amicizia.

Per percorrere una storia di santità occorre avere un metodo (dal greco "strada"). Il metodo ha alcuni criteri fissi:


AFFERMARE LA VERITÀ, SENZA SCONTI PER NESSUNO

Dobbiamo affermare la verità fino in fondo perchè l'uomo ne ha bisogno. la verità ci fa bene, anche se magari ci sembra dura. Parlare di santità ci può sembrare duro, ma è la pura e semplice verità. Siamo chiamati tutti alla santità della nostra vita, cioè a darle tutto il valore possibile e immaginabile. (...) La verità è come un elisir che va al cuore umano, chiunque può capirlo immediatamente, anche se ha dentro mille obiezioni. (...) Luomo quando sente la Parola vera di Dio, fa un balzo, perchè scopertine/copre se stesso.

(...) La vostra vita si risolve in un rapporto con Dio in Gesù Cristo Via, Verità e Vita e non in una serie di cose da fare. Coltivate questo rapporto con Dio in Gesù Cristo. Esso non si pone in alternativa alla vita, bensì le dà pienezza. Tra di voi dovete sempre riuscire a richiamarvi al valore. la correzione fraterna, di cui parla il Vangelo, sta nel ridire all'altro il valore. Questo è il tipo di rapporto da instaurare tra di voi per aiutarvi a capire ciò che sentite.


LA PAZIENZA

Dovete essere pazienti con voi stessi e con gli altri.

L'impazienza è la più grande stupidità perchè rischia di farci abbandonare la strada prematuramente senza aver ancora capito. Il tempo, se siete fedeli, vi cambia e non ve ne accorgete. Ricordate la parabola del seminatore che esce a seminare e poi, sia che vegli o che dorma, il seme germoglia e porta frutto.

L'atteggiamento del mondo invece è esattamente il contrario; la società non ha più pazienza, vuol realizzare subito. È tutta una rincorsa, una lotta contro il tempo: è la mentalità efficientista. Il cristianesimo non è un'industria per produrre in modo efficiente i cristiani. La Chiesa è il luogo dove le persone, vivendo il tempo, si lasciano condurre dalla Grazia di Dio. Non scoraggiatevi mai. Lo scoraggiamento è la piega entro la quale uno si nasconde per poi sottrarsi alla Grazia.


LA SEMPLICITÀ DEL CAMMINO

Come si legge nei Vangeli, tutto parte dall'incontro di Gesù con gli Apostoli. Erano pescatori, gente che nella società d'allora non contava. Li ha incontrati e ha detto loro: "Venite e vedrete". Ed io vi dico semplicemente "Venite e vedrete". Non posso anticiparvi tutto quello che vi dirò quest'anno e tutto ciò che vi dirò nella vita perchè non è possibile. Anche il Signore ha impiegato tre anni per cercare di far comprendere la novità della sua presenza.

(...) Voi il sabato dovete lasciar lì "le reti" (come i primi Apostoli) e seguire Gesù. Se lo fate ogni volta, compite un gesto di santità. Si gioca la vita su questa concretezza.